Il mantenimento del patrimonio naturale e culturale sopravvissuto e
la sua valorizzazione, rappresentano la base per avviare nuovi processi
di sviluppo reale e compatibile. Il Comune di Morino, Ente gestore della
Riserva, in collaborazione con Legambiente, da diversi anni realizza
progetti innovativi di attivazione territoriale e di salvaguardia
ambientale, con il fine di individuare, per quanti abitano in questo
luogo, prospettive di sviluppo durature ed ecosostenibili.
Riconoscere e saper interpretare il carattere, la vocazione del
territorio, è dunque la condizione indispensabile per viverlo in modo
corretto, sia come turisti, attenti alle bellezze naturali e ambientali e
storico-antropologiche, sia come cittadini che utilizzano con
parsimonia le risorse locali, sia come amministratori che devono
governare e pianificare con un occhio al futuro.
Il progetto culturale che ha ispirato il polo ecomuseale di Morino parte
dal coinvolgimento della popolazione locale fin dalla sua
realizzazione. La cittadinanza infatti negli ultimi anni, ha partecipato
ad iniziative di animazione e valorizzazione territoriale attivate in
collaborazione con associazioni ed enti.
Significativi sono stati gli interventi di rivitalizzazione del Borgo di
Morino Vecchio con i campi di volontariato e gli eventi organizzati da
Legambiente, AAD’a – Atelier Ambulant d’Architecture, e dalla
Cooperativa teatrale “Il Lanciavicchio”. Rilevanti ai fini della
costruzione della rete ecomuseale sono stati anche i progetti di
valorizzazione ecocompatibile realizzati con il Programma comunitario
Leader II ed attuati dal Gal Marsica. Nella costruzione dell’Ecomuseo
non va sottovalutato il ruolo attivo avuto dalle scuole del territorio e
dalle realtà associative locali. Infine il processo di Agenda 21
locale, attivato nel 2002 con i fondi del Ministero Ambiente, ed i
significativi risultati ottenuti, ha rafforzato l’intento di proseguire
nel percorso intrapreso di fruizione ecomuseale del territorio.
L’Ecomuseo di Morino, ancora in via di completamento, è inteso come
strumento adeguato alla valorizzazione di quel complesso di valori e
legami che si definisce “patrimonio locale”:
Il percorso nel museo ha inizio dal livello più basso, dove è situato
l’ingresso. La sala al piano terra, è allestita in modo da privilegiare
l’aspetto emozionale. Il territorio della Riserva viene presentato per
temi da scoprire attraverso l’uso dei sensi mentre si sottolinea
l’importanza della capacità di osservare attraverso ogni chiave di
lettura possibile i fenomeni con cui la realtà si manifesta.
Nelle tre sale al piano superiore il territorio viene letto attraverso
una suddivisione in tre ambiti, identificati dalle unità di paesaggio
che si susseguono in fasce altimetriche sovrapposte. La fascia
inferiore, dal fondovalle alle alture pedemontane è quella in cui più
costante è la presenza umana; quella intermedia del bosco mostra una
continua evoluzione di equilibri fra attività umane e fauna e flora
spontanee; l’ultima fascia, che si estende dalle scoscese rupi calcaree
alle praterie sommitali, è quella che conserva, accanto alle tracce di
una millenaria cultura religiosa e pastorale, elementi di originaria
naturalità.
Il paesaggio antropizzato viene descritto come insieme delle attività di
trasformazione che l’uomo ha compiuto storicamente sul territorio. Si
passa così dalla parete che descrive i segni lasciati dagli insediamenti
romani, dall’incastellamento medioevale, dal terremoto del 1915. Nella
sala successiva è stato realizzato un ipertesto meccanico che esplora
l’ambiente della faggeta che viene letto sia in orizzontale,
evidenziandone il “contenuto” dalle chiome degli alberi al sottosuolo,
sia in verticale mostrando il mutare della vita nel bosco durante le
diverse stagioni. Una terza lettura possibile si ha in profondità,
grazie alla possibilità di estrarre sagome che contengono vari
approfondimenti come le storie sul mammifero più temuto
nell’immaginario, il lupo, visto come predatore, come metafora dei
comportamenti umani, come simbolo magico. Seguono spazi espositivi che
narrano il paesaggio delle rupi, con le loro presenze faunistiche e
vegetazionali.
Conclude il percorso museale un gioco riepilogativo che aiuta a chiarire
il concetto di appartenenza degli esseri viventi al loro paesaggio, nel
quale si possono collocare al posto giusto elementi locali o estranei
al contesto.
Il museo della Riserva è stato allestito in un antico edificio sito
nella frazione di Grancia. Inaugurato nel marzo del 2000, è stato
denominato “Ecomuseo della Riserva” in quanto primo tassello realizzato della futura rete ecomuseale.
Questo spazio è stato pensato per far convivere nella stessa
collocazione un Museo territoriale centrato sugli aspetti naturalistici e
storico-antropologici del luogo, un Centro Visita della Riserva
Naturale, che possa orientare ed essere di ausilio ai visitatori, e un
Laboratorio
didattico indirizzato a sensibilizzare il pubblico e i giovani in particolare ad un uso appropriato delle risorse ambientali.
Gli ecomusei sono una rete di attività e strutture diffuse in un’area
culturalmente e paesaggisticamente omogenea i cui nodi possono essere
laboratori e centri d’esperienza, centri visita e strutture museali,
botteghe artigiane e aziende agrituristiche, il tutto connesso da
percorsi materiali (es. sentieri natura, rete viaria) e/o immateriali
(marketing di area). Offrono, non solo ai visitatori ma anche ai
residenti, servizi culturali, didattici, formativi, di progettualità,
per diffondere una cultura ambientale collettiva.
La conservazione del territorio, più che una finalità, diviene un
tramite per promuovere una nuova cultura ambientale e una politica
occupazionale duratura e di qualità. Con questa filosofia è stato
allestito anche il museo della Riserva concepito come primo tassello di
questa rete ecomuseale attivata nel territorio di Morino.
dal lunedì al sabato ore 9:30 – 12:30
domenica su prenotazione
Tel. 0863 978809 – Fax 0863 970909
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