Canistro
Canistro è il Comune più settentrionale di Valle
Roveto, ma è necessario dire prima qualche cosa su Santacroce, diventata oggi capoluogo. Nella località Santracoce,
dove è stata trasportata la sede del Municipio dopo il terremoto del 1915,
mentre prima era stata soltanto frazione di Canistro (oggi Canistro Alto),
dovette sorgere con molta probabilità anticamente un pagus, un piccolo villaggio, appartenente all’Ago Antinate. Infatti, ovunque si è scavato, sono venuti fuori
resti di costruzioni in laterizi, di vecchia data.
Nel 1888, nel territorio di Santacroce, fu
ritrovata una epigrafe che allude ai Marsi Antinati. Sia in questa epigrafe
come in altro frammento, anche esso scoperto nel territorio di Santacroce,
leggiamo la magistratura dell’antica Antino. Il nome della frazione, oggi
centro del Comune di Canistro, derivò da una chiesa esistente da molti secoli
dentro i confini del suo territorio. La chiesa è documentata fin dal 1308,
situata in Castro Canistri. Poi le
notizie sulla chiesa di Santacroce si fanno sempre più rara tanto che al
terremoto del 1915 era sconosciuta finanche la sua ubicazione. In compenso essa
aveva dato il nome alla frazione che comprendeva solo poche case prima di quella
data.
Secondo la tradizione non doveva sorgere molto lontano dall’attuale
chiesa di Santacroce, oggi capoluogo: l’attuale chiesa fu edificata dopo il
1915, allargata in un secondo tempo ed eretta a Parrocchia nel 1937. Ora, come
ho già accennato, la frazione, situata in posizione più favorevole, vicina alla
stazione ferroviaria e distante poche centinaia di metri dalla strada
nazionale, ha avuto il sopravvento sull’antico Canistro ed è divenuta il
capoluogo.
E veniamo all’antico Canistro! Quale l’etimologia del paese? Non
credo che lo stemma del Comune possa darci una soddisfacente risposta. Nello
stemma vediamo un cane che poggia le zampe anteriori sul tronco di un albero e
abbaia alla luna, appena visibile; sotto la falce della luna appare un
canestro. Si tratta di uno stemma alquanto elaborato.
Non c’è dubbio che esso sia stato suggerito dal vecchio nome del paese. Da una parte si è voluto raffigurare il cane per la radice iniziale del nome del paese e dall’altra non si è dimenticato il canestro, che in dialetto nostro si dice canistro. Ma non potremmo avvicinare il nome Canistro al Colle Canistrello, che si leva a destra del Liri fra Pescocanale e Canistro? Una tradizione popolare, non controllata né attendibile, vuole che sul colle, dove poi sorgerà Canistro, si trovasse in tempi lontani un grosso canile! Sarebbe derivato così canile il nome del paese.
Certamente sarà una leggenda. Io
tenterei avanzare un’altra ipotesi. A Canistro Alto, ai piedi della montagna,
esiste, ab immemorabili, una chiesa
dedicata a S. Vito, ricordata anche dal Catalogo delle chiese sorane del 1308,
conservato, come si è detto sopra, nell’Archivio Segreto Vaticano. Nel 1617 fu
visitata dal vescovo Giovannelli e fu ordinato che assieme all’immagini di S. Vito
fossero dipinte le immagini di S. Modesto e di S. Crescenza. I tre santi,
martiri nella persecuzione di Diocleziano, sono ricordati nel Martirologio il
giorno 15 giugno. La chiesa S. Vito, rimasta in piedi, anche se mal ridotta,
fino ai nostri tempi, oggi non esiste più.
Ora, siccome grande e molto diffuso
fu il culto di S. Vito nel Medio Evo, particolarmente in alcuni paesi dell’Italia
meridionale, e
il santo fu patrono contro l'idrofobia e venne sempre rappresentato con un cane
tenuto a guinzaglio, non potrebbe questo particolare della più comune e
tradizionale iconografia del santo fornirci una spiegazione del nome di
Canistro, che venerò e venera S. Vito come suo compatrono? Quando appare
Canistro in documenti storici? Il suo non è fra i più recenti dei paesi di
Valle Roveto, però è anche esso presente nel Catalogo dei Baroni del 1173.
Secondo il Catalogo, Crescenzo di Capistrello possedeva, fra gli altri feudi,
anche Canistro, feudo di un soldato.
Però nell'elenco dei paesi, che fu redatto
in Alife il 5 ottobre 1273 durante il regno di Carlo d'Angiò, non viene
nominato Canistro. Tra le località di Valle Roveto presenti nell'elenco troviamo:
Vallis Sorana, Civitas Antinae, Castellum Novum, Morreum, Rocca de' Vivo,
Rendinara, Meta, Civitella e Pesclum Canale. Mancano, come si vede, S. Vincenzo
Valleroveto, S. Giovanni Valleroveto, Morino e Canistro. Nessuna meraviglia per l'assenza di S. Vincenzo e S.
Giovanni: essi infatti furono considerati per lungo tempo Casali di Morrea,
anche se S. Vincenzo è in questa epoca già documentato. Per quanto riguarda
Morino, omesso nell'elenco, si tratterà di semplice omissione.
E credo che sia
anche errore di omissione il non leggervi Canistro. Sempre nell'elenco del
1273, fra i paesi di Civitella e Pescocanale, sono inserite queste due
località: Castrum e Capranica. Con esse a quali paesi si
vuole alludere? Anche se non vogliamo vedere Canistro nella località Castrum, voce troppo generica, che
significa castello, borgata o paese, a meno che non si tratti di un errore di
trascrizione (Castrum per Canistrum), non potrebbe la seconda
località, cioè Capranica, essere stata un altro paese di Valle Roveto? Capranica
è anche oggi una terra con abitazioni sparse qua e là e si trova fra Civitella
Roveto e Canistro. Dico anche che il colle, chiamato popolarmente Capranica,
nelle carte geografiche moderne è detto appunto Colle Capranico.
Non intendo
fare il punto sulla questione, ma bisogna tenere pur conto dei nomi geografici
che hanno avuto sempre la loro importanza e sono sempre buoni indizi: essi
spesso possono guidarci, se non a dimostrare, almeno a suggerirci qualche
spiegazione, forse probabile, delle denominazioni di regioni e di paesi.
Data
dunque la vicinanza di Canistro e Capranica e non dimenticando la posizione che
Capranica e Castrum (forse Canistro) occupano nel documento del 1273, località
poste tra Civitella e Pescocanale, si può ritenere con un certo fondamento che
siano esistite due borgate distinte, a poca distanza l'una dall'altra, e che
poi, decaduta e scomparsa Capranica, sia rimasto solo Canistro. Anche oggi,
nella zona detta Capranica, si fanno osservare i ruderi di un antico
agglomerato di case.
Il 28 aprile 1279 anche Canistro (il documento dice Canestro) mandò i suoi rappresentanti
alla mostra dei feudatari, che si tenne, per ordine di Carlo d'Angiò, davanti
al Giustiziere d'Abruzzo. Nel 1308, nel Catalogo delle chiese sorane, già
citato, si legge due volte Castrum
Canistri. Nella prima citazione vengono nominate le chiese di Santa Croce,
di S. Salvatore e di S. Maria in Pescocanale; nella seconda citazione troviamo
le chiese della Santa Trinità e di S. Vito.
Per quanto riguarda le chiese di S.
Croce, di S. Vito e di S. Maria non mancano documenti storici che confermano la
loro esistenza, le prime due in Canistro e la terza in Pescocanale. Il dubbio
rimane per le chiese di S. Salvatore e della S. Trinità. Io sono propenso a
credere che l'incaricato di raccogliere le somme da spedire alla S. Sede abbia
nella fretta collocato nel territorio di Canistro le chiese di S. Salvatore e
della S. Trinità, mentre esse non sono altro che la chiesa di S. Salvatore in
territorio di Morino e la chiesa della Santissima Trinità del paese di Meta.
Non era poi difficile confondersi: tutte le chiese nominate erano situate nello
stesso versante e non distavano molto l'una dall'altra. In uno strumento del
1318, fra le terre che facevano parte della Contea di Tagliacozzo è nominato
Canistro. Canistro in seguito lo troviamo in tutti gli elenchi degli Orsini
prima, dei Colonna dopo.
Canistro fu decimato nel 1656 da una epidemia senza
precedenti. Secondo la tradizione si salvarono pochissime persone. Secondo un
carteggio dell'epoca, conservato nella curia vescovile di Sora, la percentuale
dei morti fu altissima, e I 'Università di Canistro dopo alcuni anni risentiva
ancora delle gravissime conseguenze lasciate dietro di sé dalla terribile
calamità. Nel terremoto del 1915 la chiesa parrocchiale di Canistro crollò
seppellendo sotto le macerie 64 persone col sacerdote che celebrava la Messa; i
morti di Canistro furono complessivamente in quella luttuosa circostanza circa
80.
Prima del 1806 Canistro fu unito per qualche tempo al Comune di
Capistrello; dopo tale data fece parte del Comune di Civitella Roveto, e solo
nel 1854 divenne Comune autonomo. Famosi sono i castagneti di Canistro. Le sue
castagne, le roscette (così chiamate
dal colore rossastro della corteccia), sono saporitissime e molto ricercate. Aveva
circa 125 abitanti nel 1173.
Gli abitanti di Canistro, terra della Contea
d'Albe e poi di Tagliacozzo, appartenente alla regione Abruzzo Ultra, erano 260
ai tempi di Carlo V, 315 nel 1595, 345 nel 1648, 204 nel 1663, 300 nel 1669,
386 nel 1703, 850 nel 1779, 638 nel 1806, 1001 nel 1838. Il Catasto di Canistro
fu terminato il 14 gennaio 1746. Lo stemma di Canistro del 1746 presentava al
centro la colonna e su di essa una corona; appoggiato con le zampe alla colonna
è un cane.
Attorno allo stemma le due parole: Canisti (sic) Communitas. Tanto risulta dall'Archivio di Stato di Napoli, Sezione Amministrativa, Catasto Onciario, n. 3005 dell'anno 1746. Oggi lo stemma è stato un po' modificato, come è stato detto all'inizio di questo capitolo. Il Febonio dice « che non mancava chi ne avesse derivato il nome dai canestri di vimini, che si facevano a Canistro molti e vari, e si voleva che sia stata un tempo la sola professione di quella gente. » Gli abitanti del paese portavano, sempre secondo il Febonio, i canestri, i polli e le uova a vendere ai suoi tempi a Roma, valicando la montagna.
Dalla proclamazione del Regno d'Italia ad oggi questa è stata la
popolazione di Canistro: abitanti 1007 nel 1861, 1018 nel 1871, 1090 nel 1881,
1219 nel 1901, 1175 nel 1911, 1272 nel 1921, 1156 nel 1931, 1219 nel 1936, 1486
nel 1951, 1280 nel 1961, di cui 590 a Canistro Alto e 690 nel capoluogo. Sta
Canistro Alto a m. 826 sul livello del mare e Canistro capoluogo a m. 554. Furono
29 i caduti per la patria a Canistro nella guerra 1915-18 e 9 nella seconda
guerra mondiale.
Sono stati eretti dei piccoli monumenti ai caduti sia nella
piazza di Canistro Albo sia nella piazza del capoluogo. La strada che conduce a
Canistro Alto fu iniziata nel 1932 e fu ultimata solo nel 1952. È diventata
transitabile dal 1960; oggi è passata all'Amministrazione Provinciale. La
strada, che si innesta alla Nazionale 82 al Km. 18+200, raggiunge Canistro
capoluogo dopo 1 chilometro di strada asfaltata e Canistro Alto dopo altri 6
chilometri di strada bianca.
A Canistro-capoluogo esiste una vecchia cartiera;
fu fondata quasi cento anni fa dai fratelli Galloni di Isola del Liri, passò
poi ai De Andreis, famiglia locale, e infine ai fratelli Cerroni di Sora. Subì
gravi danni durante la guerra del 1940-45, e immediatamente dopo la guerra
riattata alla meglio, riprese faticosamente a lavorare; purtroppo andò sempre
più decadendo.
Qualche anno fa, in attesa della liquidazione in seguito a
fallimento, la cartiera era gestita provvisoriamente da privati che l'avevano
presa in fitto dal Tribunale. La cartiera si serviva ancora di vecchie macchine
a turbine idrauliche, azionate dalle acque della Sponga, che diminuivano sensibilmente nel trimestre luglio-agosto-settembre.
Vi lavoravano 16 operai. Produceva carta paglia per cereria, pastifici, imballaggio. La produzione di questa carta si aggirava sui 20 quintali al giorno. La cartiera, qualora fosse aggiornata con impianti moderni, potrebbe produrre di più e dare lavoro ad un numero maggiore di operai. Oggi purtroppo è ferma. A Canistro Alto si servono gli abitanti di un mulino ad acqua, e un altro mulino ad acqua funziona nel capoluogo.
Dal Genio Civile furono costruiti
a Canistro Alto 31 alloggi, dei quali 24 nel 1922 e altri 7 dopo la seconda
guerra mondiale. Sempre dal Genio Civile a Canistro (capoluogo) furono
costruiti 95 alloggi: 71 nel 1922 e nel 1937, 24 dopo la seconda guerra
mondiale.Canistro fra poco valorizzerà finalmente una sua ricchezza, che è
stata sempre apprezzata, ma finora non è stata mai sfruttata. Il colle del Codardo, donde sgorga l'acqua ben nota,
leggerissima e dalle grandi virtù, vedrà sorgere in questi mesi, nelle
vicinanze della sorgente miracolosa, un grande albergo moderno, che accoglierà
in estate quanti vorranno godere di quell'elemento prezioso della natura e
dell'aria salubre respirata sotto i castagneti di Canistro.
L'albergo, che va
sorgendo per iniziativa di due audaci cittadini del luogo, sarà costruito su
una collina, da dove si gode un panorama tra i più belli _di Valle Roveto. Partendo
dall'abitato di Canistro, si percorre dapprima la carrozzabile che sale a
Canistro Alto, fiancheggiando il corso, tutto spume, della Sponga; poi, a poche
centinaia di metri, si gira a sinistra, e dopo circa un chilometro e mezzo, si
giunge sulla cima del Codardo, dove oggi fervono i lavori.
Da qui si apre
subito allo sguardo uno spettacolo di rara bellezza. Arrivare su quell'altura
di primavera è veramente un piacere. A ponente i colli digradanti dalla catena
dei Cantari e dalla Serra S. Antonio, a levante la catena che da Monte Bello si
allunga fino a Monte Orbetta, al Colle La Ciocca, alla gola di Capistrello! Anche
se la parte meridionale di Valle Roveto rimane nascosta dalle colline di
Capranica, il panorama della conca, visibile dal Codardo, è una cosa stupenda.
La strada nazionale che scende dal muraglione, la Ferrovia e il fiume Liri che
serpeggiano nel fondo della valletta, le case sparpagliate qua e là che quasi
si confondono con le rupi e il verde della conca, danno una gaiezza speciale
alle numerose scene che si inseguono al piano e in alto, in tutte le direzioni.Ma il quadro più bello è dato dalla visione di Canistro Alto, che leva il capo,
lassù fra i suoi folti castagneti, ed osserva quella valle che esso domina da
tanti secoli, rievocando una storia di stenti ed augurando oggi ai concittadini
del nuovo paese, che finalmente si è mosso, un futuro più bello.
Canistro
dunque raccolga le preziose acque del Codardo, fino ad oggi disperse in tanti
rivoli; faccia una degna e comoda strada di quella già tracciata; si apra
presto accogliente e moderno l'albergo in costruzione, e l'attesa non sarà
delusa. Ricordino Canistro e tutta Valle Roveto che solo strade nuove, solo
alberghi e ristoranti moderni, solo il richiamo della nostra aria, delle nostre
acque, dei nostri panorami, delle nostre escursioni potranno dare ai nostri
paesi un benessere finora mai esistito e che i nostri padri hanno invano
cercato.
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