Ferrovia Roccasecca-Avezzano
Fin dalla metà del secolo scorso aveva il Governo borbonico compreso la necessità di una ferrovia che allacciasse Napoli e gli Abruzzi. Oltre a mettere in comunicazione diretta e più celermente la Capitale e le province settentrionali del Regno, la strada ferrata aveva uno scopo strategico, come lo aveva avuto la strada nazionale inaugurata alcuni anni prima, nel 1844.
La storia aveva pur
insegnato qualche cosa. La ferrovia sarebbe passata per una valle, la Valle Roveto,
confinante con un altro Stato, lo Stato della Chiesa, per la quale valle erano
passati invasori e truppe d'ogni razza per secoli e secoli. Per queste ed altre
ragioni era già in progetto da tempo la costruzione di una strada ferrata che
unisse Napoli a Pescara.
Ma dove farla passare? Da principio i tecnici furono discordi: alcuni preferivano la Valle Roveto, altri la vallata del Sangro. Si restò indecisi per anni. Intanto Ferdinando II, re di Napoli, accompagnato dal principe ereditario, il futuro Francesco II, si era recato ad Aree, il 9 novembre 1852, a vedere il punto di passaggio della costruenda strada ferrata, quella che doveva portare in Abruzzo.
Per allora però la
ferrovia restò un semplice progetto. Ma subito dopo la proclamazione del Regno
d'Italia, nel 1861, il Governo piemontese riprese il progetto, con l'intento di
eseguirlo ad ogni costo, ritenendo indispensabile tra il sud e il nord una
linea più rapida di comunicazione, che giungesse nell'Italia centrale e
stabilisse relazioni più celeri tra l'ex-Regno di Napoli e l'Italia
settentrionale. Il 5 maggio 1861 arrivò in Sora la commissione di una società
francese, composta di dieci persone, per studiare un progetto che doveva in un
primo tempo congiungere Isoletta con gli Abruzzi e passare per Sora.
Ma dopo
Sora dove dirigersi? Alla commissione, oltre al proretto di una linea che
passasse per Alvito, S. Donato Vai di Comino, api e Castel di Sangro, fu
presentato anche il secondo progetto che da Sora avrebbe portato ad Avezzano e
Popoli per Valle Roveto. Prevalse il secondo. Il 16 maggio di quell'anno gli
ingegneri tracciarono il percorso della nostra ferrovia che da Sora, passando a
lato dell'attuale cimitero di questa città e costeggiando Valle Radice, si
dirigesse in Valle Roveto.
Il 10 aprile, gli ingegneri francesi da Sora partirono per Valle Roveto, facendo prima tappa a Balsorano e poi proseguendo per le altre località della valle. Meno di due anni dopo, e precisamente il 25 febbraio 1863, si era aperto al servizio del pubblico il tratto di ferrovia Napoli-Isoletta, che fino a quella data arrivava da Napoli a Presenzano. Crescevano così le speranze della ferrovia per Valle Roveto. Finalmente nell'agosto del 1869 vennero interrogati i Comuni di Valle Roveto per il tratto che avrebbe congiunto Sora con Avezzano, perché dessero gratis i terreni per i quali sarebbe passata la strada ferrata. Ma solo più tardi furono iniziati i lavori, che furono lunghi e pieni di innumerevoli difficoltà: bisognava affrontare ardui problemi, superare forti dislivelli, costruire non poche opere d'arte, ricorrere a parecchie gallerie.
E vengo ai particolari. La
linea Roccasecca-Avezzano di Km. 79+ 445 ha uno sviluppo fino a Sora di Km. 30
con pendenza massima del 17 per mille e collega la bassa Valle del Liri con la
linea Roma-Napoli. Da Sora ad Avezzano la ferrovia si sviluppa per circa 50
chilometri, parallelamente all'Appennino centrale, da Sud-Est a NordOvest
lungo la nostra Valle Roveto, tra i monti Simbruini e l'altra catena che da
Monte Cornacchia arriva all'incirca fino al Monte Orbetta, seguendo nel
tracciato quasi l'andamento tortuoso del fiume Liri e attraversandolo nel
fondo della valle per ben 16 volte. In qualche tratto la pendenza giunge fino
al 25 per mille, come in vicinanza della fermata di Pescocanale.
Dopo Capistrello, la ferrovia, percorrendo il piano, attraversa l'ultima galleria, quella di Monte Salviano, e, dopo circa cinque chilometri, termina ad Avezzano. La prima tratta, aperta all'esercizio, fu la Roccasecca-Arce, il 4 dicembre 1884. Seguirono poi, a distanza, l'Arce-Sora il 1° luglio 1891, la Sora-Balsorano il 10 ottobre 1895, e finalmente la più difficile, la Balsorano-Avezzano, il 20 agosto 1902.
Fu una grande conquista la strada
ferrata per Valle Roveto, che, posta tra due centri importanti, Avezzano e
Sora, poté iniziare una nuova vita con grandi speranze. E che una linea
ferroviaria fosse sempre utile e necessaria per Valle Roveto si constatò
proprio ai nostri giorni, nel 1956, quando non ancora era stata riattivata la
tratta Morino-Capistrello, a causa dei danni che la ferrovia aveva riportati
gravissimi durante le operazioni della seconda guerra mondiale.
Durante il rigido febbraio e il non meno aspro inizio del marzo del 1956, abbondanti nevicate, impedendo il transito stradale, bloccarono e isolarono qualche paese della valle, rendendo difficile il suo approvvigionamento. Mi risulta che impiegati residenti in Valle Roveto, per recarsi in quei giorni nel loro ufficio di Avezzano, si videro costretti a portarsi prima col treno a Roccasecca, poi a Roma, e infine raggiungere Avezzano col treno che congiunge la Capitale con Pescara.
In quei giorni di gravi difficoltà si capì ancora di più quanto sia
indispensabile per la nostra Valle una ferrovia, dal momento che le corriere,
che pure rendono un ottimo servizio alle nostre popolazioni con varie coppie
di corse al giorno, rimasero ferme in quella circostanza e non potettero
transitare, a causa della neve, per la Nazionale N. 82. E vengo alla parentesi
triste della guerra, al periodo 1943-1944, e poi al susseguente periodo, quello
della ricostruzione.
Nelle prime settimane che seguirono lo sbarco anglo-americano Cl Salerno, prima che il fronte di battaglia si stabilisse all' altezza di Cassino, la ferrovia Roccasecca-Avezzano servì ai tedeschi per il trasporto di truppe e di materiale bellico. Ma in seguito, a causa dei continui bombardamenti, la ferrovia non servì più. Restando poi fermo per sette mesi il fronte davanti a Cassino, i tedeschi ebbero tempo e possibilità di agire nell'opera di distruzione della linea e degli impianti.
Così, poche ore prima
della ritirata dell'esercito tedesco verso il nord, i ponti tutti furono fatti
saltare in aria dai guastatori, e con i ponti gli imbocchi delle gallerie ed
altre opere. Solo a guerra finita si procedette, attraverso a innumerevoli difficoltà
e a continui contrasti, alla ricostruzione di quanto era stato distrutto e alla
graduale riattivazione dell'intero tronco ferroviario.
Ed ecco le tappe della lunga ricostruzione. Tornarono ad essere riaperte all'esercizio nell'aprile del 1948 la Roccasecca-Sora, il 15 gennaio 1954 la Sora-S.Vincenzo Valleroveto, il 28 luglio 1955 la S. Vincenzo Valleroveto-Civita d'Antino-Morino, il 24 aprile 1958 la Civita d'Antino-Morino-Civitella Roveto, e infine la Civitella Roveto-Capistrello fu riattivata, fra l'entusiasmo dei nostri paesi, il 4 gennaio 1959. (Il tratto Capistrello-Avezzano era stato già da tempo riaperto).
La ricostruzione fu veramente gigantesca, perché si dové tutto rifare,
in quanto le distruzioni dei ponti e delle gallerie, specialmente nel tratto
Sora-Capistrello, erano quasi totali. Meno gravi le distruzioni per i
fabbricati e per gli armamenti. I 16 ponti distrutti vennero tutti ricostruiti.
Per le gallerie invece si affrontarono problemi di diversa natura, secondo
l'entità e il tipo delle distruzioni e del terreno da attraversare.
I lavori
poi si resero più difficoltosi e pericolosi per la presenza di numerosi ordigni
esplosivi rinvenuti nelle macerie e nella terra franata nell'interno delle
gallerie, durante gli sgombri e gli scavi. Tutte le gallerie ebbero bisogno di
riparazioni, sia per i danni causati dalle esplosioni sia per quelli che
produssero il lungo abbandono e le abbondanti infiltrazioni di acqua.
E credo di fare un piacere ai miei lettori ricordare i nomi, la lunghezza e la posizione delle gallerie che si incontrano nel percorso Sora-Avezzano: Galleria Marianello (m. 360) tra i Km. 32+184 e 32+544; Galleria Selva (m. 113) tra i Km. 37+114 e 37+227; Galleria Sasso (m. 136) tra i Km. 38+275 e 38+411; Galleria Artificiale (m. 47) tra i Km. 38+587 e 38+634; Galleria Rampucci (m. 587) tra i Km. 40+123 e 40+710; Galleria Ponticelli (m. 164) tra i Km. 43+965 e 44+129; Galleria di Pescocanale (m. 274) tra i Km. 65+226 e 65+497; Galleria del Molino (m. 140) tra i Km. 65+841 e 65+981; Galleria La Parata (m. 108) tra i Km. 66+267 e 66+375; Galleria Lo Sperone (m. 132) tra i Km. 66+465 e 66+597; Galleria di Capistrello (m. 1337) tra i Km. 67+279 e 68+616; Galleria dell'Emissario (m. 119) tra i Km. 68+736 e 68+855; Galleria La Giorgia (m. 1413) tra i Km. 69+030 e 70+443; Galleria del Salviano (m. 1061) tra i Km. 73+448 e 74+509.
Oltre
ai ponti ed alle gallerie furono. ricostruite o riparate le stazioni e le case
cantoniere, utilizzando per alcune le vecchie fondazioni. I criteri poi
seguiti per la massicciata e per l'armamento furono quelli di migliorare la
loro consistenza, pur cercandosi di riutilizzare al massimo i vecchi materiali.
Oggi, in un'ora e un quarto circa, si percorre in comode littorine il tragitto
di quasi 50 chilometri della Sora-Avezzano. Per raggiungere Avezzano, la
littorina, che parte da Sora, ferma a Compre (poco prima del confine tra le
province di Frosinone e dell'Aquila), a Balsorano, a Roccavivi, a S. Vincenzo
Valleroveto, a Morrea-Castronovo-Rendinara, a Civita d'Antino-Morino, a Civitella
Roveto, a Canistro, a Pescocanale e a Capistrello.
Gli abitanti di tutti i paesi di Valle Roveto prendono ora con relativa facilità la littorina e godono dei vantaggi impagabili della ferrovia, ma i più avvantaggiati sono gli operai e gli studenti: gli operai raggiungono la mattina il loro posto di lavoro e tornano la sera comodamente in famiglia; gli studenti, che sono numerosissimi, aiutati dai prezzi relativamente bassi degli abbonamenti ferroviari, possono frequentare nella mattinata non solo le scuole di Civitella Roveto, di S. Vincenzo Valleroveto e di Balsorano, ma anche le scuole superiori di Avezzano, di Sora, di Arpino e di Isola del Liri, per essere a casa nel primo pomeriggio.
A questo punto è doveroso ricordare come si è battuta tutta la
popolazione di Valle Roveto nell'immediato dopo-guerra, perché lo Stato
ricostruisse la ferrovia Roccasecca-Avezzano, distrutta dalla guerra.Tutti i
parlamentari abruzzesi e quelli della Provincia di Frosinone, tutti i sindaci
della zona e le nostre popolazioni tutte fecero blocco comune affinché la valle
specialmente, già tanto dimenticata nel passato, non fosse privata della sua
ferrovia.
Tutti, ripeto, contribuirono con manifestazioni di vario genere e con la loro insistenza al ripristino della linea, ma io credo di non far torto a nessuno se addito alla riconoscenza di Valle Roveto l'opera assidua, coraggiosa, energica dell'On. Arnaldo Fabriani, Deputato al Parlamento della nostra Provincia in quei tempi; cosi la ricostruzione del tronco Sora-Avezzano, anche se trascinata avanti per le lunghe, diventò alla fine una realtà.
E la
ferrovia, ricostruita a poco a poco dopo diversi anni dalla fine della guerra,
fu difesa poi ostinatamente da tutti i paesi della Valle del Liri e di Valle
Roveto, ad ogni accenno di eventuale abolizione. Sarebbe davvero un colpo
mortale togliere alla nostra laboriosa popolazione, che ha tanto poche risorse,
una via di comunicazione, che le offre almeno la lontana speranza di un
migliore avvenire.
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