Quale fu l’antico nome di Valle Roveto?
Negli scrittori latini, che hanno parlato dei Marsi e dei popoli confinanti con Valle Roveto, non si trova neppure un accenno alla nostra terra, chiusa tra due catene di monti e attraversata in tutta la sua lunghezza dal fiume Liri. Gli storici di Roma ricordano abbondantemente gli Ernici e i Volsci, che confinavano rispettivamente ad ovest e a sud con la nostra valle, e parlano spesso dei Marsi, (e la Valle Roveto si trova a sud-est della Marsica, di cui fece sempre parte) ma nessuno scrittore antico accenna con vocabolo proprio alla Valle Roveto come ad una entità geografica, distinta da altre terre per una sua particolare denominazione.
Appare la nostra valle con nome suo, ben
determinato e inconfondibile, solo nel secolo XI e neppure col nome attuale, ma
con vocabolo che ha subito una lenta trasformazione nei secoli successivi,
trasformazione per altro dovuta semplicemente ad un processo linguistico che
riscontriamo abbastanza frequente in altri casi consimili. Con tale
affermazione non intendo dire che nel secolo XI fu creato il nome che fisa
geograficamente la nostra valle: voglio affermare che il suo nome è documentato
soltanto in quel secolo e ufficialmente soltanto allora entrò a far parte della
storia.
E’ quel che è successo ai nomi delle città, dei fiumi, di tante
località e di molti popoli che improvvisamente leggiamo la prima volta negli
storici del passato. Ginevra, Alesia, i Sequani, i Remi, i Vinelli, i Catti, i
Pitti, il Rodano, il Reno, la Garonna, il Tamigi, il Belgio e una infinità di nomi
geografici storici dal momento in cui sono ricordati in una iscrizione, in un
monumento, o sono incisi in una moneta, o sono comparsi in Cesare o in Tacito o
in altri antichi scrittori; ma non sono le iscrizioni e neppure questi famosi
scrittori a creare quei nomi: essi già da secoli erano familiari ai popoli
della Gallia, della Germania e della Brettagna.
Con quale nome dunque fa la
prima apparizione in geografia la Valle Roveto?. Vallis Orbeti o Urbeti,
cioè Valle di Orbeto o di Urbeto, è il primo nome che caratterizza la nostra
terra: esso è documentato in Leone Ostiense e nel Regesto del monaco Pietro
Diacono, vissuto alla fine del secolo XI e nella prima metà del secolo XIII. In
due donazioni di chiesa e di terre al monastero di Montecassino (chiese e terre
in territorio di Civitella Roveto, di Morino e di Rendinara), oltre che nella
donazione del Castello di Meta, fatta allo stesso monastero, è riportato il
nome Orbeto, il nome della valle, che da Pescocanale si prolunga fino ai
confini di Balsorano con Sora. Le donazioni sono riportate dalle preziose e
inestimabili pergamene dei Registri di Pietro Diacono, ancora conservate
nell’Archivio di Montecassino.
Ora non significa tutto questo che cominciò a chiamarsi di Orbeto la nostra valle solo dal secolo XI, da quando cioè appare la prima volta documentato il suo nome. Esso indubbiamente nella toponomastica locale doveva esistere una parola, che avrebbe potuto subire nel corso dei secoli delle alterazioni e diventare infine Orbeto, nessuno con leggerezza può ritenere che quel nome sia stato coniato soltanto nel secolo XI.
Non dimentichiamo che dal V al X secolo, a causa della invasioni barbariche
e delle dominazioni straniere, andarono distrutti memorie e documenti che ci
avrebbero parlato dei nostri paesi e della nostra storia. Non esistevano forse
già, prima del 1000, Civitella Roveto, Canistro, Meta, Morino, Morrea, San
Vincenzo, Roccavivi e Balsorano, anche se questi paesi, tranne l’antica Antino,
si leggono la prima volta nelle cronache del tempo soltanto attorno al primo
millennio o anche più tardi? A questo punto si impone una domanda: quale
l’etimologia di Orbeto?.
Sarebbe azzardato pensare alla fusione delle
due parole latine urbs e vetus (città vecchia), trasformata col
tempo prima in Urbeto e poi in Orbeto?. Dichiaro subito che si
trtta di una mia interpretazione e di una semplice ipotesi. E se le due parole
latine avessero dato origine al nome Orbeto, a quale antica città
dovremmo pensare? Forse ad Antino, la vecchia città romana, di origine
marsa, la quale, posta sulla sua altura quasi inaccessibile e difesa dalla sue
mura, lasciò negli abitanti del luogo e della regione, mentre decadeva alla
fine dell’Impero di Roma, il ricordo della sua lontana esistenza e forse di uno
splendore già tramontato?.
Esempi di confronto per la derivazione probabile di Orbeto
da urbs e da vetus potrebbero essere la città di Viterbo che
deriva da vetus e da urbs e la città di Orvieto che deriva da urbs
e da vetus. Ma lascio l’etimologia e torno al primitivo nome
determinò nella geografia la nostra valle, quello di Orbeto. Esso
resiste a lungo e, ad eccezione di una delle due cronache di Riccardo da S.
Germano, ove per la prima volta si legge per Vallem Robeti, la
denominazione di Vallis Orbeti (o anche Urbeti, ma più raramente)
e di Vallis Orbevetana resta documentata quasi fino a tutto il secolo
XV.
Verso la fine del secolo XV appaiono i primi documenti della alterazione
dell’antico nome di Orbeto. Poi, gradatamente, da Orbeto passiamo
ad Orveto, ad Orvieto, a Robeto, a Rubeto e infine
a Roveto. Qualche volta la valle è detta anche di Rovito o di Roveto.
Come spiegare il fenomeno della lenta trasformazione?. Nessuna meraviglia deve
destare l’alterazione di un nome geografico in una regione di passaggio, come
la Valle Roveto, spettatrice di tante vicende! E poi l’analogia con altre
parole, la facilitazione della pronunzia e spesso le circostanze esterne ed
impreviste concorrono non solo alla creazione di nuovi vocaboli, ma soprattutto
alla corruzione e all’alterazione delle parole primitive.
Nel caso riscontriamo
la trasposizione della r alla o iniziale dell’antica Orbeto e
abbiamo avuto il passaggio per metatesi da Orbeto a Robeto. Il
secondo fenomeno ha mutato la b di Orbeto e di Robeto nella
v di Orveto, di Orvieto o di Roveto. Per quando
riguarda il primo fenomeno linguistico, non è rara la trasposizione di una
liquida come la erre. Orlando ad esempio è diventato nei poemi
cavallereschi Rolando. Un analogo esempio, io penso, lo abbiamo proprio
in Valle Roveto, a Rendinara: Santo Romito molto probabilmente può
derivare da Sant’Ermete.
La erre è stata anteposta alla vocale
con l’alterazione anche delle vocali. L’altro fenomeno linguistico è ancora più
comune: la labiale b diventa v in molte lingue. Labor ha
dato lavoro; Tibur si è trasformato in Tivoli; caballus
ha prodotto cavallo. Ci troviamo davanti ad una legge e così non è
difficile spiegare come da Robeto col tempo si passò a Roveto.
Credo che questi chiarimenti bastino per quanto riguarda le trasformazioni di Roveto
attraverso i secoli. Ora riprendo il significato e l’etimologia del nome
che distingue la nostra valle dalle altre regioni e da altre valli. E innanzi
tutto ci domandiamo: il nome di Orbeto nella sua radice ha qualche
spiegazione, trova un addentellato nella conformazione della valle, accenna a
qualche fatto particolare, a qualche caratteristica della nostra terra, che ne
determinò il nome? E’ una domanda difficile che forse non avrà mai una risposta
definitiva.
Ma quali le probabili spiegazioni della parola Roveto? Il
monte Orbetta, un monte della catena che dal Salviano si prolunga fino a Monte
Cornacchia, potrebbe, secondo qualcuno, dare la soluzione del problema.
Trovandosi il Monte Orbetta all’inizio di Valle Roveto, esso avrebbe dato il
nome a Valle di Orbeto: da Monte Orbetta è venuta fuori la Valle
di Orbeto.
Inoltre, Orbeto, la medioevale denominazione della
nostra valle, la denominazione dei primi documenti che la definiscono in
geografia, non potrebbe avere qualche relazione con la parola latina orbis (cerchio,
circolo, terra circolare)? Nella zona settentrionale di Valle Roveto, che da Pescocanale giunge alla
stretta di Morino e che comprende i Comuni di Canestro, di Civitella Roveto, di
Civita D’Antino e di Morino, non è la nostra valle come un circolo (s’intende
dando alla parola un valore molto largo), chiuso dai monti ad oriente e ad
occidente e da colline a nord e a sud?.
E’ poi mai possibile accettare
l’opinione di quelli che derivano Rubetun da rubum (rovo), da cui
si giunge più tardi a Roveto, luogo pieno di sterpi e di rovi?.
E’ vero che negli ultimi secoli la Valle si chiamò Vallis Rubeti, Vallis
Robeti, Vallis Roveti; ma su quale fondamento poggia l’anzidetta
spiegazione, se Roveto non è il nome originario, ossia quello documentato
storicamente fin dal secolo XI, ma il nome che si affermò soltanto recentemente
dopo un processo lungo di adattamento e dopo un fenomeno linguistico, frequente
in casi simili per altri nomi comuni e geografici?.
Il fatto che Valle Roveto
sia stata per secoli abbandonata e trascurata, che abbia avuto scarse vie di
comunicazioni e che abbia visto crescere per generazioni e generazioni sterpaie
e selve nella sua gola angusta e poco conosciuta, tutto questo non costituisce
una buona ragione per affermare che proprio la parola rovo abbia
determinato la denominazione di Roveto.
L’opinione, che abbiamo cercato
di smantellare decisamente, sarebbe probabile (ma quel che dirò è in nessun
tempo documentato) solo se la nostra valle nell’alto Medio Evo, dopo la caduta
dell’Impero, si fosse chiamata Vallis Robeti o Rubeti, in un
secondo tempo, vale a dire nei secoli XI, XII, XIII e XIV, avesse assunto il
nome di Orbeto o Urbeto, e infine avesse ripreso dal secolo XV in
poi (e non in tutti i documenti) il recente nome di Rubeto, di Robeto
o di Roveto.
E rimanendo sempre nel campo delle ipotesi, non
potrebbe avere la denominazione Orbeto qualche affinità con la parola
greca opos (monte), voce da cui deriverebbero gli antichi Aborigines,
primitivi popoli italici, che abitarono presso a poco le terre della Sabina e
così chiamati appunto perché vivevano fra le montagne? E la Valle Roveto non è
forse una strettissima valle cinta di qua e di là da altissime catene di monti?
E le sue popolazioni non abitavano in tempi lontani e per tutto il Medio Evo
per maggior sicurezza su colli o alle radici dei monti?.
Non è la prima volta
che regioni e popoli prendono il nome dalla conformazione del loro territorio,
dalla posizione che occupano in pianura e sui monti. Il Piemonte si chiamò così
perché si estende ai piedi delle Alpi; la Campania ebbe dalle epoche più
remote questo nome perché comprende un vasto campo, una grande pianura;
Valle Roveto, un tempo Valle Orbeto, potrebbe aver avuto origine da opos,
perché regione molto montuosa. Il silenzio che circonda la nostra valle ai
tempi romani non vuol dire che essa non abbia posseduto un nome suo
particolare.
Gli storici di Roma non sempre hanno avuto l’occasione di nominare
le località delle varie regioni d’Italia, e non dimentichiamo che molte opere
antiche sono andate perdute, opere forse da cui avremmo potuto togliere qualche
notizia e sciogliere tanti problemi, lasciati dal silenzio dell’antichità. Il
silenzio potrà riguardare il nome della nostra valle, non certo la sua
esistenza e la sua importanza.
La Valle Roveto fu sicuramente passata e ripassata dai primi abitatori d’Italia, i quali, sospinti dalle irrequiete stirpe sabelliche, cercavano altrove nuove sedi. Sicuramente, nel periodo che fece da ponte dalla preistorica alla storia, la nostra Valle Roveto fu spettatrice di continui passaggi, lungo il corso del suo Liri, delle tribù che si avvicendavano nel centro d’Italia e cambiavano sede.
Erano le Primavere Italiche
che trasferivano gruppi di uomini e donne da una terra all’altra in cerca di
stabili dimore, di lavoro e di migliori fortune. Sembra il destino della nostra
patria che ci accompagna nel cammino della nostra storia. Il Ver sacrum delle
genti sabelliche si ripete attraverso le emigrazioni a cui è costretta la
nostra popolazione da molti decenni.
Se gli Italiani non avessero lasciato i confini della patria nell’ultimo secolo, l’Italia oggi avrebbe 100 milioni di abitanti! Concludo che non è sempre possibile e facile dare spiegazioni attendibili delle origini e dell’etimologia di tutti i nomi geografici. A meno che documenti nuovi non ci spianino la via a più accettabile interpretazioni sulla denominazione della Valle Roveto, contentiamoci per ora di formulare delle ipotesi.
Della incertezza e delle difficoltà che s’incontrano nella
valutazione degli uomini e nell’esatta interpretazione dei luogi, la colpa in
gran parte ricade sulle avversità dei tempi, che ci hanno tramandato solo
frammenti di notizie. Sono le tante lacune che ci impediscono di ricostruire i
periodi passati, pur densi di storia, e di spiegare le origini lontane e i
fenomeni linguistici delle nostre terre, che i nostri padri abitarono e
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