Meta
Meta,
oggi frazione di Civitella Roveto, non ha bisogno, penso, di tortuosi
ragionamenti per spiegarne il nome. Altre località hanno questa denominazione e
tutte traggono il nome dall’ovvio significato della parola. Che sosa significa Meta?
Oltre al termina che ognuno si prefisse quale scopo di una azione o di un
viaggio; oltre al confine che può esservi tra un paese e un altro, la parola Meta
ha anche il significato di guglia, di punto culminante, di altura, di cima
che domina una regione.
E credo che anche Monte Meta, del gruppo del Matese,
con la sua più alta vetta questo voglia significare; e lo stesso valore
semantico dovrà avere Meta di Sorrento, in alto, sull’incantevole penisola
sorrentina. Fatte queste premesse, Meta di Civitella Roveto ci dà nella
posizione geografica la spiegazione del suo nome. Meta è l’unico paese
di Valle Roveto che si trova a oltre 1000 metri sul livello del mare, a metri
1051 precisamente.
Anzi, oggi, in buona parte il paese, dopo il
terremoto del 1915, è stato ricostruito a poche decine di metri lontano
dall’antico, ma prima di quella data si affacciava dal suo colle rupestre come
un castello inaccessibile, adatto, per la sua distanza dal fondo della valle,
alla difesa ad oltranza, durante le epoche torbide e tormentate del Medio Evo,
delle sue case e del suo territorio.
Quando appare il suo nome? Esso è abbinato
la prima volta a quello di Civitella (che in quell’epoca si chiamava Petrarolo),
nella pergamena del 1061, trascritta nel Regesto del monaco cassinese Pietro
Diacono. La preziosa pergamena, fra i confini del monastero di San Benedetto a Pascu
sano, donato a Desiderio, abate di Montecassino, ricorda anche il castello
di Meta. Lo stesso castello di Meta doveva essere donato pochi anni
dopo, cioè nel 1070, al Monastero di Montecassino e ricorre più di una volta in
documenti pontifici ed imperiali.
Discendendo la meta, a circa 800 metri sul
livello del mare, incontriamo S. Savino, una piccola borgata oggi, ma non di
nome oscuro nei secoli che seguirono il 1000. Son certo che S. Savino, chiesa
aggregata poi con i suoi beni alla Mensa Vescovile di Sora, come risulta da una
pergamena del 1325, quasi illeggibile, dell’Archivio della Curia sorana, forse
la più antica, è da identificarsi nella chiesa di S. Savino di cui parla la
Bolla di Pasquale II, che delimitava i confini della diocesi sorana e che a noi
sfortunatamente è pervenuta con molte lacune.
Data la vicinanza di Meta e di S. Savino, è probabile che il castello di Meta servisse nel 1070 maggiormente alla difese e che la popolazione abitasse più giù, più vicina alle sue terre e ai suoi campi. In seguito, con la decadenza della chiesa di S. Savino, Meta sarà divenuta il centro e la popolazione si sarà riunita tutta sul colle, ove era sorto il castello, donato nel secolo XI al monastero cassinese: esso dava evidentemente una maggiore sicurezza.
Facciamo queste deduzioni perché S.
Savino appare nei documenti storici con più frequenza che il paese di Meta. La
donazione, avvenuta nel 1070, del castello di Meta potrebbe avere il seguente
significato: un castello che si dona abbraccia proprietà più o meno grandi, un
complesso cioè costituito da una o più case, da casali e da terreni di discreta
o rilevante estensione.
Ora, se nella Bolla del 1110 di Pasquale II è nominata
sola la chiesa di S. Savino e non si fa cenno, neppure lontanamente, né della
terra di Meta né del castello di Meta, è facile concludere che S. Savino aveva
fin da quell’epoca una importante maggiore della terra che allora era un
semplice castello di Meta, e che poi sarebbe stato, in periodi più vicini a
noi, un Comune. Non fu piccolo onore per S. Savino aver trovato posto in una
Bolla papale, mentre altri paesi e altre chiese, che ebbero più tardi una
storia non trascurabile, non sono stati neppure nominati.
Mi si potrà obbiettare che Meta la troviamo sia nel lascito di S. Benedetto a Pascusano del 1061 sia nella donazione del castello di Meta del 1070. Rispondo che io non ho voluto mettere in dubbio l’esistenza di Meta nel secolo XI (forse molto prima di questo secolo Meta ha iniziato la sua storia), ma ho voluto esprimere semplicemente il mio parere che S. Savino, a cavaliere dei secoli XI e XII, sia stato più importante del castello di Meta. Oggi S. Savino non esiste se non nel nome della borgata omonima, posta a circa 800 metri sul livello del mare.
La
chiesa del 1110 aveva ancora delle povere mura cadenti a principio del secolo
XVII, quando la visitò il vescovo sorano Giovannelli (1609-1632). Erano gli
estremi bagliori di una delle più antiche chiese di Valle Roveto! Dopo una
lunga e penosa agonia, era arrivata la fine di un tempio che aveva dietro di sé
cinque secoli certi di storia e vantava sicuramente un’altra storia più
lontana, che il colpevole silenzio del passato non ci ha tramandata.
Il
mutilato documento pontificio del 1110, che Pasquale II indirizzava al vescovo
di Sora Goffredo (o Roffredo?), il cui nome è ancora inciso
nell’architrave della Cattedrale di Sora, dopo aver ricordato le chiese di
Isola, di Arpino e di Sora, e prima di enumerare alcune chiese di Valle di
Comino, ha queste testuali parole:… in Valle Sorana Ecclesiam S. Petri et S.
Donati, plebem S. Mariae, Ecclesiam S. Savini etc.
La chiesa di S. Savino è
senz’altro quella di cui si è parlato nel presente capitolo, sia per la
posizione che ha nella Bolla di Pasquale II (dopo le chiese di Balsorano, anche
se ogi è molto difficile individuare in Valle Roveto la chiesa di S. Maria),
sia per la presenza di S. Savino in altri documenti antichi e recenti, sia
perché nella diocesi sorana non troviamo altra chiese dedicata a S. Savino.
Meta è nominata nel Catalogo dei Baroni del 1173 e aveva circa 125 abitanti. La
troviamo in seguito nell’elenco di Carlo d’Angiò del 1273; Meta seguì sempre le
sorti degli altri paesi di Valle Roveto. Nel 1316 è tra i paesi della Contea di
Albe. Fu sotto la dominazione degli Orsini prima e dopo sotto i Colonna. Ebbe
245 abitanti al tempo di Carlo V, 285 nel 1595, 422 nel 1617, 285 nel 1648, 335
nel 1669, 407 nel 1706, 448 nel 1779, 374 nel 1806, 431 nel 1838, 796 nel 1931,
895 nel 1951, 775 nel 1961.
Fu prima del 1806 Comune autonomo e si eleggevano
annualmente <<a voi segreti>> due massari come
amministratori. Il Catasto fu portato a termine nel gennaio del 1746. Lo stemma
di Meta portava una colonna, sormontata da un diadema distaccato da essa. Al di
sopra del diadema si leggeva: Meta. Ai lati della colonna erano due lettere
maiuscole: F e C. Non credo che siano di difficile interpretazione;
probabilmente saranno le iniziali di Fabrizio Colonna. Lo stemma è stato ripreso
nell’Archivio di Stato di Napoli, sezione Amministrativa, del Catasto Onciario,
n. 3047, dell’anno 1746.
Il paese fu chiamato anche Meta di Roveto, Meta di
Roveto e Meta d’Orvieto. Ebbe 37 morti al terremoto del 1915. La strada
carrozzabile di Km. 7+800 ha inizio dal capoluogo, Civitella Roveto, e proprio
qui si innesta alla Nazionale 82. Meta produce grano e granturco; nelle zone
più basse, meglio esposte e più riparate, non mancano i vigneti. Il paese è in
prevalenza agricolo; molti i pastori.
Ottimo è il formaggio di Meta. Buona
parte della popolazione cerca lavoro altrove d’inverno e torna in paese d’estate.
Alcune famiglie si sono addirittura trasferite a Roma o nei suoi dintorni e
tornano solo per qualche giorno, in occasioni delle feste, al paese natio.
Molti sono pure gli abitanti di Meta emigrati oltre oceano. A meta sono rigidi
i mesi invernali e il paese, durante alcuni anni di freddo eccezionale, rimane
sotto la neve per interi mesi.
Spesso dalla montagna vicina si staccano enormi
valanghe che scendono paurose a un fianco non molto lontano dell’abitato. Meta
paese non può essere minacciata dalle valanghe, però il suo territorio ha molto
sofferto più di una volta per esse. Esiste da tempo immemorabile nei pressi di Capillacqua
un mulino ad acqua dove portano a macinare gli abitanti di Meta i loro grani.
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