Morrea
Gisulfo, duca di Benevento, venne in Campania nel 702 al tempo di Papa Giovanni VI, tutto incendiando e devastando, e, dopo avere occupato Sora, Arpino ed Arce, giunse fino ad una località chiamata Horrea, nei cui pressi si accampò. La notizia di Paolo Diacono è poi riportata da tutti gli storici medioevali e molte sono le congetture che si sono fatte.
Quella Horrea, che mai si è potuta identificare
con esattezza, non potrebbe essere proprio Morrea? Non voglio ripetermi, perché
già ne ho parlato a lungo in questa storia, tuttavia, a parte la
interpretazione che possiamo dare della località, detta Horrea, non si può
nascondere che fra i paesi di Valle Roveto Morrea è il paese che con qualche
altro, dopo Civita d'Antino, compare più presto in documenti di storia.
Prima
del Mille si accenna in una donazione a Morrea
o Morreo. Un documento di
Montecassino parla della chiesa di S.
Restituta, posta in territorio di Morrea.
Doveva essere abbastanza vasto il suo territorio se fino a tre secoli fa i
paesi di S. Vincenzo Valleroveto e di S. Giovanni Valleroveto furono chiamati
Casali di Morrea e Castronovo fu detto addirittura Castrum Morrei, cioè Castello di Morrea.
Certamente in tempi
difficili, come quelli medioevali, funestati da guerre e da briganti, ebbe
Morrea il privilegio di una sicura e forte posizione. Il paese era cinto da
mura, aveva torri e bastioni e fu in seguito munito da un castello. Costruito
in alto, il paese, che aveva a ridosso la montagna e davanti, come ai fianchi,
precipizi e strapiombi, poteva essere in quei tempi una fortezza imprendibile.
Nel
1089 si torna in documenti ufficiali a parlare di Morrea. In una donazione
fatta al monastero benedettino di S. Maria di Luco si fa parola anche delle
chiese di S. Restituta, già nota per il documento del 972, precedentemente
accennato, e di S. Maria. Queste chiese e con esse Morrea saranno nominate
continuamente in tutti i privilegi pontifici ed imperiali dei secoli
posteriori.
Dovette essere Morrea in tempi remoti un avamposto dell'antica Antino, se non all'epoca della Repubblica Romana, almeno durante l'Impero. Qualche lapide romana, trovata nel suo territorio, come quella ora conservata nel cimitero di Morrea Inferiore (Le Rosce), potrebbe essere un indizio di quanto ho asserito. Il Cluverio è caduto in uno sbaglio madornale allorché ha confuso Morrea con Marruvium.
Ancora esiste, ma malridotto, il castello che possedettero i Piccolomini come conti di Celano e baroni di Balsorano. Nel Catalogo dei Baroni del 1173 Morrea apparteneva, come l'intera Valle Roveto, alla Contea d'Albe ed aveva circa 250 abitanti. Di questa contea faceva parte anche nel 1316; solo più tardi, dopo varie turbinose vicende, a cui dovettero soggiacere la Marsica e Valle Roveto, passò prima al Contado di Celano e poi, come già ho accennato, alla Baronia di Balsorano.
E l'etimologia di Morrea? Io
credo che Morrea trovi la sua origine dalla voce Mons (monte): lo dice chiaro la sua posizione a ridosso dei monti.
In seguito la parola mons, unita ad
altra voce, (non saprei quale), come rei
(del reo) o regis (del re), ha datò
il nome composto di Morrea: è soltanto una mia interpretazione. L'antico stemma
di Morrea portava alla base il monosillabo Mor:
le prime tre lettere del nome del paese.
Su un piano si levano tre arnesi, come se fossero tre compassi con le punte rivolte in alto. Le punte dei due compassi laterali, più piccoli, sono sormontate da due rombi. Il compasso centrale, più grosso, è sormontato da una mezzaluna. Secondo me, i tre compassi rappresentano tre montagne, mentre i rombi rappresentano le nuvole che dominano con la mezzaluna il cielo del paese; mi pare che abbia avuto una fervida fantasia chi ideò per primo lo stemma di Morrea.
Ho ripreso lo stemma dagli Atti Demaniali, Sezione Amministrativa, prima serie, fascio 8°, fascicolo II, pag. 39, dell'Archivio di Stato di Napoli. Morrea, terra d'Abruzzo Ultra e del Contado di Celano, ai tempi di Carlo V, aveva 850 abitanti, 945 nel 1595, 970 nel 1669. È chiaro che in questi numeri sono compresi anche gli abitanti dei Casali di Morrea.
Infatti, trovò il vescovo Piccardi (1663) in Morrea soli 285 abitanti e il vescovo Gagliani 333 nel 1703. Fu una Università o Comune autonomo. Si contavano a Morrea 353 abitanti nel 1806 e 400 nel 1838. Nel 1931 Morrea aveva 446 abitanti e S. Restituta (Le Rosce) 263. Al tempo in cui Morrea era Comune venivano eletti come amministratori annualmente due sindaci « a voti segreti». Dal 1959 il vecchio paese è collegato alla Nazionale 82 al Km. 31+400 ed è lunga la strada 7 chilometri.
Fra poco, Morrea potrà raggiungere la località S. Elia, a mezzo di una carrozzabile di circa 14 chilometri, scavata tutta nella roccia della montagna. Davanti al paese, visibile da buona parte della Valle Roveto, c'è un faro votivo ai Caduti di guerra di tutta la valle. Il faro, che fu una bella e generosa iniziativa, attende una definitiva sistemazione. Anche Morrea restò divisa dal terremoto.
Molte famiglie discesero all'altezza della Nazionale 82, dove già sorgevano delle case. Oggi dalla chiesa di S. Restituta, distrutta dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale e dopo ricostruita, fino al bivio di Castronovo si allunga una fila di costruzioni. Così il vecchio paese, che ebbe una storia, a causa delle conseguenze del terremoto e in seguito alla emigrazione, vive delle sue memorie e del suo passato.
L'altezza di Morrea
Superiore sul livello del mare è di m. 760, quella delle Rosce è di m. 413. I
caduti nella prima guerra mondiale furono 12, nella seconda 5. Nella piazza di
Morrea è stato elevato un monumento, un piccolo busto in marmo, alla memoria
della Medaglia d'oro Giuseppe Testa, processato e fucilato dai tedeschi a 20
anni 1'11 maggio 1944, perché non volle svelare, malgrado minacce e torture,
l'organizzazione clandestina dei partigiani e il luogo dove era occultato un
soldato alleato.
Ai lati della base del monumento sono riportati anche i nomi
dei caduti nelle due guerre mondiali. Il Catasto di Morrea, che veniva
considerata ancora nel 1748 paese centrale dei Casali di S. Vincenzo
Valleroveto, di S. Giovanni Valleroveto e di Castronovo, veniva portato a
termine in quello stesso anno. Dopo il 1806 fu aggregato il Comune di Morrea
assieme a S. Vincenzo, a Morino e a Castronovo al Comune centrale di Civita
d'An-tino. Dal 1816 Morrea fa parte del Comune di S. Vincenzo Valleroveto.
Morrea
è un paese di pastori e agricoltori. Ottimi sono i pascoli della vicina
montagna: ecco perché sono squisite le carni da basso macello. Anche la capra,
come a S. Vincenzo Vecchio e a S. Giovanni Vecchio, e in genere in tutti i
paesi alti di Valle Roveto, è mangiata con gusto dagli abitanti locali e dai
forestieri, specialmente nel mese di settembre. Il suolo di Morrea produce fra
l'altro buon vino e buon olio.
Le sue colline sono bene esposte e abbastanza
riparate dai venti. Morrea aveva 426 abitanti nel censimento del 1951, mentre
Le Rosce (S. Restituta) ne avevano 312. Nel 1961 troviamo 256 abitanti a Morrea
e 274 a Le Rosce. Sono in piena efficienza a Morrea un frantoio elettrico ed
uno a trazione animale. Alle Rosce lavorano 4 frantoi elettrici ed un mulino ad
acqua.
Ritorna all'indice ( Comuni )